sabato 6 aprile 2013

La Malaria: informazioni utili e cose da sapere


LA MALARIA

Per molti di coloro che si apprestano a leggere, le informazioni che daremo sulla malaria saranno cose risapute, ma sono tanti i lettori che si approcciano al nostro portale senza una conoscenza approfondita di uno dei problemi del Kenya che vanno trattati con la dovuta cautela ma che spesso diventano materia per leggende, dicerie e inesattezze, alimentate dalla superficialità di tanti medici generici italiani e dalla malafede di alcuni luminari al soldo di alcune case farmaceutiche (due in particolare).
Quindi tanto vale cominciare dall'inizio: La malaria si prende dalla puntura (e non dal "morso" come ancora trovate scritto su alcuni siti e blog che regolarmente vengono spulciati e copiaincollati da altrettanti pseudo-giornalisti ignoranti) della zanzara anofele, che inietta il protozoo parassita "plasmodium falciparum". 
Non si tratta di un virus! Non si attacca da persona a persona o attraverso sangue o saliva! Oppure, come suggerisce l'estensore idiota di un sito di viaggi "perchè non si lavano bene la frutta o le mani". La zanzara anofele, e solo la femmina, deve pungere proprio te.
La malaria sta in incubazione solitamente una decina di giorni, in rari casi una settimana, più spesso fino a quindici giorni. Ci sono turisti, appena arrivati nei villaggi turistici, che sono convinti di aver preso la malaria dopo qualche ora. Non è possibile.
MA LA BALLA PIU' GROSSA RIGUARDO ALLA MALARIA è costituita dalla PROFILASSI.
I medici italiani, i siti governativi, addirittura i tour operator più importanti, consigliano per la malaria di fare una cura preventiva, che potrebbe venire buona nel caso uno dovesse contrarre l'infezione. Date le probabilità che ci sono, specie durante una vacanza breve sulla costa keniota, di prendere la malaria, sarebbe come fare una cura preventiva per non prendere il glaucoma e una per non contrarre il colera.
Oltretutto la profilassi è dannosa, per il fegato e per i tanti effetti collaterali causati ad esempio dall'utilizzo contemporaneo di altre medicine. Quando si parla di "copertura del 75% dalla malaria" non si tratta d'immunizzazione, ma di semplici supposizioni mai confutate realmente.
Da qualche anno a questa parte, come se non bastasse, esistono medicine SICURE AL CENTO PER CENTO che agiscono come normali antibiotici una volta che la malaria dovesse sopraggiungere. Ovviamente in Italia non sono venduti e in Kenya costano un quinto delle medicine profilattiche, come il Malarone della Glaxo.
I farmacisti locali vendono insieme anche il "kit" per farsi da soli il vetrino e una combinazione di due farmaci, per debellarla completamente, nel remoto caso che la prendiate.
La sostanza base è l'artemisina, che è in grado non solo di curare efficacemente la malaria, ma anche di sterilizzare le zanzare anofele, che così non si possono riprodurre. In questo modo, in pochi anni, la malaria in Kenya è calata del 46% e dati non ancora ufficiali del 2010 parlano addirittura del 60%.
I farmaci più importanti a base di artemisina sono prodotti in Cina, e le multinazionali che speculano sulla nostra salute sembrano non apprezzare...
I più importanti medici che operano in Africa da anni si esprimono positivamente sulle combinazioni di farmaci a base di artemisina e chinino e dichiarano che la profilassi è da evitare assolutamente. Quindi non fate la profilassi per venire in Kenya, ma prima di tornare a casa acquistate un kit combinato, che ha solitamente scadenze lunghe.
QUANDO LO CAPIRANNO ANCHE IN ITALIA?

Alleghiamo articoli e interviste tratte dall'archivio di malindikenya.net e una anche dall'archivio del Corriere della Sera.

Perchè la profilassi antimalarica diventa inutile.
La cura preventiva per la malaria, per i turisti che frequentano il Kenya, è ormai superata. Le importanti conquiste scientifiche che il Kenya per primo ha sperimentato, più di dieci anni fa, stanno dando i loro frutti con numeri che premiano la costanza della sanità nazionale e la spinta decisiva dei ricercatori e di luminari come l'italiano Mauro Saio, da più di vent'anni impegnato su questo fronte. "Ormai non soltanto è più dannosa, ma anche meno sicura delle nuove medicine che si prendono solo nel caso la malaria sopraggiunga - spiega Saio - il combination treatment, in dotazione presso tutte le farmacie keniote, è sicuro e per chi non vive vicino a una struttura sanitaria che possa verificare l'esistenza della malaria, è possibile anche dotarsi di un test per controllarla da sè. Come per il test di gravidanza, c'è un metodo efficace che sostituisce il vetrino". Il dottor Saio quindi si sente di consigliare a chiunque si voglia recare in Kenya, di evitare la profilassi antimalarica che, oltre a garantire una copertura parziale dal virus, non fa bene al fegato ed è meno economico delle medicine che si vendonmo in Kenya. Si fa fatica, per abitudine, a pensare che uno stato africano sia dotato di medicinali migliori di quelli che si possono trovare in Italia, ma in realtà essendo quella contro la malaria una delle principali battaglie condotte negli ultimi dieci anni dai medici di Nairobi, il Kenya oggi si può dire all'avanguardia nel mondo, grazie alla combinazione di farmaci tradizionali e altri (quelli contenenti artemisina) che hanno la doppia azione di debellare la malattia e bloccare la diffusione del virus, sterilizzando le zanzare anofele ed impedendo così la loro riproduzione. Quindi niente profilassi e, una volta giunti in Kenya, recarsi in una farmacia ed acquistare il kit per la malaria. Con una spesa di dieci euro e con una durata media di cinque anni, prima della scadenza. Ottimo da tenere in Italia per chi vuole tornare o da passare ad altre persone che intendono recarvisi in futuro.
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Malaria in calo del 60% in Kenya, a Malindi è quasi sparita.
I dati del Governo parlano di un calo del 42%, ma sulla costa del Kenya si arriva anche al 60%. La malaria sta scomparendo velocemente dal Paese e i numeri, mese per mese, lo confermano. La notizia è di quelle splendide soprattutto per la popolazione locale che fino a qualche anno fa nè è stata vittima, anche per via della scarsa informazione, delle cure a cui non tutti potevano accedere ed altre motivazione dovute a noncuranza e poca attenzione da parte dello Stato. Ma è un'ottima notizia anche per i turisti che da sempre nutrono qualche timore nei confronti della febbre tropicale e si attrezzano di conseguenza, spesso esagerando con cure preventive o precauzioni. 
Importanti, a tal proposito, sono le statistiche elaborate dall'Ufficio Sanitario di Malindi. Nei test effettuati su soggetti a rischio, ad esempio, si è passati da una media del 7% di affetti da malaria cronica, del gennaio 2007, al 3% dello stesso mese del 2008 e si calcola che in questi mesi la percentuale si sia ulteriormente ridotta. "Molti elementi concorrono a questi risultati - spiega Dickson Mugaza, responsabile sanitario di Malindi - innanzitutto la lenta scomparsa della zanzara anofele, per diversi motivi, poi l'accessibilità delle cure a tutti, con molti medicinali in distribuzione gratuita e anche la dotazione di zanzariere anche alla classe meno abbiente". Ma i numeri sono confortanti non soltanto per quanto riguarda la cura della malaria nei confronti dei kenioti, ma anche per i residenti italiani e i turisti. La possibilità di prendere la febbre tropicale è diminuita vertiginosamente, Nel 2007 i casi segnalati su 90.000 turisti italiani arrivati sulla costa keniota sono stati 14, ovvero lo 0,0003%. Roba da Superenalotto.
In pochi anni il Kenya è diventato uno dei Paesi più sicuri dell'Africa in tal senso. Il merito è in parte italiano. Mauro Saio, primario del reparto di malattie infettive del Nairobi Hospital, ha fatto parte del team che nel 1996 ha rivoluzionato le cure per la malaria in Kenya, portando il Paese ad essere il primo tra quelli in cui il problema esiste, ad introdurre l'artemisina nei medicinali antimalaria. "Abbiamo sperimentato questo metodo per primi nel mondo - spiega Saio - grazie alla collaborazione con i ricercatori cinesi, che per primi hanno messo in atto questa nuova cura. L'artemisina agisce direttamente sui gametociti della malaria, rendendo di fatto sterili le zanzare anofele che pungono l'uomo, in modo da impedire loro di riprodursi. Questo è il motivo principale della quasi estinzione della specie". Parallelamente sono state messe in commercio altre medicine "del giorno dopo" veramente efficaci, come il Coartem. "In Kenya ormai da qualche anno si trova il cosiddetto Combination Treatment - illustra il medico italiano - che cura la malaria e allo stesso tempo ne previene il ritorno. In più il Governo si è attivato per ridurre i costi dei medicinali, in modo da poter garantirne l'accesso anche alle classi più povere. E' stata anche bloccata la vendita in composizione singola, perchè è proprio la combinazione di cure e la sua completezza a creare i presupposti per debellare la malaria. Ora il Kenya è all'avanguardia in Africa, da questo punto di vista". Se è vero che oggi nessuna vaccinazione viene richiesta a chi entra in territorio keniano, è altrettanto vero che risulta antiquato parlare di profilassi antimalarica, di fronte a una così scarsa probabilità di prenderla.

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MALATTIE TROPICALI IL RIMEDIO È USATO IN CINA DA 3000 ANNI
La cura verde contro la malaria
Dall' artemisia un derivato efficace, nell' esperienza di un medico italiano

DAL NOSTRO INVIATO A NAIROBI - «Profilassi farmacologica contro la malaria? No grazie. Oggi la malaria si cura ai primi sintomi. I farmaci che si usano per la prevenzione costano cari e hanno effetti collaterali. Meglio l' artemisimina, un principio attivo contenuto nella pianta di artemisia». Chi parla così sicuro è Mauro Saio, un medico italiano che da venticinque lavora in Kenya e da una ventina al Nairobi Hospital. La sua specialità è studiare e curare la malaria, una malattia che ogni anno provoca da un milione a tre milioni di morti, a seconda delle stime. Secondo l' Organizzazione Mondiale della Sanità le persone colpite ogni anno dalla malaria della quale è responsabile un parassita, il Plasmodio, trasmesso con la puntura delle zanzare anofele, sono 300 milioni in tutto il mondo. Parassita insidiosissimo: muta geneticamente con grande rapidità e si trasforma in modo tale da sviluppare una pronta resistenza ai farmaci. «Ecco perché il vecchio chinino, utilissimo cent' anni fa, - spiega Saio - ora non serve più. La sua efficacia è scesa fino a diventare quasi zero. Così è accaduto per l' Halofantrina, che si usava a piene mani una quindicina d' anni fa. In quel periodo si è capito che si dovevano associare due farmaci diversi, in modo da ridurre l' insorgenza della resistenza. La terapia con chinino, mano a mano che il plasmodium diventa resistente, veniva accompagnata con somministrazione di antibiotici: in un primo tempo si usava la tetraciclina, ora la doxiciclina». «All' inizio degli anni Novanta - racconta ancora il medico italiano - ho invitato in Kenya il professor Lee perché presentasse un nuovo principio attivo in uso nel suo Paese, la Cina, da almeno 3000 anni: l' artemisimina, composto idrosolubile quindi facilmente assorbibile dall' organismo. Usata in Kenya l' artemisimina non solo funzionava alla perfezione ma uccidendo il parassita rendendolo anche sterile, riduceva la trasmissione. In particolare dava risultati ottimi contro il Plasmodium falciparum, il più pericoloso dei quattro parassiti che provocano la malaria. Quello che quando colpisce quasi sempre, se non curato, uccide e che sviluppa resistenza ai farmaci assai rapidamente. Solo nel ' 98, dopo aver salvato decine di persone con un farmaco fatto con sola artemisia, mi sono accorto dei primi segni di resistenza del parassita. Gli ammalati apparentemente guarivano, ma dopo poche settimane si presentavano in ospedale con una recrudescenza. Per bloccare l' evoluzione ho cercato di associare l' artemisimina con altri farmaci, ma con risultati poco entusiasmanti, anche perché dovevo usare quei medicinali che avevano effetti collaterali importanti. Finalmente è stato messa a punto una specialità che da un lato cura la malaria con l' artemisimina, e dall' altro impedisce che il parassita diventi resistente, con la lumefantrina. È un farmaco eccezionale: entrato in produzione nel 1999 in sette anni non ha perso la sua efficacia». La sua assunzione è semplicissima. In caso si verifichino i sintomi della malaria, febbre alta, mal di testa e spossatezza, dopo il test per verificare la presenza del Plasmodium nel sangue si prendono 4 pastiglie, due volte al giorno, dopo i pasti, per tre giorni. Una bella differenza se si pensa che i farmaci usati per la profilassi vanno presi un paio di settimane prima di arrivare in zona malarica e qualche settimana dopo esserne usciti. «L' unica vera profilassi che si deve applicare è fatta di accorgimenti semplici; - specifica il dottor Saio - coprirsi con maniche lunghe dopo il tramonto, dormire sotto una zanzariera e usare prodotti repellenti agli insetti da applicare sulla pelle». Espedienti ottimi ma che comunque non impediscono del tutto il contagio. Per chi vive in zona endemica, la nuova cura è un toccasana: la profilassi farmacologica scongiurava sì la malaria, ma diventava un peso eccessivo per il fegato, l' organo dove il plasmodium si concentra e si sviluppa. E poi il prezzo, veramente basso, anche se nel Terzo Mondo (data l' estrema povertà delle popolazioni) non si può usare l' espressione "accessibile a tutti". Un ciclo di terapia costa 1,2 euro per un adulto e 80 centesimi per un bambino. «Da quando uso questo farmaco - spigola il dottor Saio ridendo - sono quasi disoccupato. Ho fatto molte ricerche e statistiche e sono convinto che può essere la soluzione per combattere seriamente la malaria. Non è una via semplice, perché i produttori dei vecchi farmaci non intendono togliere dal mercato i loro prodotti. Ma presto dovranno farlo anche perché l' Oms, ormai, ha imboccato anche lei con convinzione la strada dell' artemisimina e l' uso di due farmaci in combinazione». Massimo Alberizzi1-3 milioni La malaria provoca una vera ecatombe, ma un dato preciso non esiste e varia notevolmente a seconda delle stime I decessi ogni anno 300 milioni I colpiti ogni anno Questa la stima dell' Organizzazione mondiale della sanità sui contagiati dal plasmodio della malaria
Alberizzi Massimo

PROFILASSI ANTIMALARICA, PIU' DANNOSA CHE INUTILE 
IN ITALIA TRA MALAFEDE E IGNORANZA CONTINUANO A CONSIGLIARLA 

Come spesso accade, ci vogliono avvenimenti tragici e luttuosi per rilanciare campagne contro chi ignora reali pericoli. In questo caso però sembra tutto più assurdo: malindikenya.net con tanti medici locali e residenti, da sempre si batte per convincere turisti, viaggiatori, agenzie, tour operator, Farnesina e Ministero della Sanità che la profilassi antimalarica è inutile e dannosa per l'uomo. Niente. I dottori italiani continuano a lavarsene le mani e consigliano il "malarone" quando non addirittura il Lariam, farmaco ormai desueto in tutto il mondo tranne che in Italia, i cui danni al fegato e le noie all'apparato respiratorio sono noti. Qualche giorno fa a Watamu una turista italiana, una ragazzina di sedici anni è morta per arresto cardiaco e i suoi problemi in vacanza erano iniziati dopo l'assunzione di questo medicinale. Questa mattina l'autopsia sulla giovanissima ragazza cercherà di fare luce sulle cause, ma noi non possiamo seguitare a tacere. La profilassi antimalarica non solo serve a poco, ed è stata palesemente sorpassata da medicinali che agisco solo in caso sopraggiunga la malaria, ma fa male. Ora anche gli stessi kenioti, che non hanno certo (in media) la nostra cultura e il nostro welfare (ma se andiamo avanti così...), possono accedere ai farmaci a base di artemisina, che in Italia non sanno neanche cosa sia. Cosa vogliamo pretendere da un Paese in cui stiamo diventando i peggiori in molti campi: su internet si trovano parecchi siti di operatori turistici che consigliano, come prevenzione contro la malaria, di "lavare bene la frutta e le mani" o di evitare "il contatto con gli indigeni". Altri articoli dicono che la malaria è provocata dal "morso" della zanzara, perchè è risaputo che la anofele ha i denti...i medici spesso consigliano per i viaggi in Kenya di fare la vaccinazione per la febbre gialla (ultimo caso nel 1981, in un luogo in cui non vedono un bianco dai tempi della rivoluzione dei Mau Mau). A voi che leggete il nostro portale chiediamo: fidatevi e spargete il più possibile la notizia, la profilassi è una merda e non ce n'è bisogno. Per evitare di dover pensare che una giovane vita è stata spezzata anche per causa di questo.



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