giovedì 11 dicembre 2014

Turismo: l’Italia non lo sa più gestire

Il sogno di un viaggio in Italia (nella foto Genova) è ancora in cima alle liste dei desideri, ma l’ultimo rapporto biennale del Country Brand Index 2014-15 evidenzia che il nostro rapporto qualità-prezzo in due anni è precipitato dal 28° al 57° posto
Il sogno di un viaggio in Italia è ancora in cima alle liste dei desideri, ma il nostro rapporto qualità-prezzo in due anni è precipitato dal 28° al 57° posto: lo dice l’ultimo rapporto biennale del Country Brand Index 2014-15. Inoltre, secondo il rapporto World Travel & Tourism Council, come marchio turistico mondiale in dieci anni siamo passati dal 1° al 18º posto. L’Italia, dunque, perde posizioni e l’ultimo dossier del World Economic Forum nel settore Travel & Tourism, ci rinfaccia il modo in cui gestiamo le nostre ricchezze paesaggistiche: nella sostenibilità ambientale siamo cinquantatreesimi. Ancora peggio nell’indice Applicazione delle norme ambientali, dove ci inabissiamo all’84º posto. Eppure, nel 2013 l’Italia ha ottenuto dal turismo il 4,2% del Pil e, compreso l’indotto, il 10,3%. Il turismo, inoltre, occupa 1.106.000 addetti e con l’indotto 2.619.000, un milione più dell’industria metalmeccanica. “Ma dov’è la piena consapevolezza di quanto il tema sia vitale per il nostro presente e il nostro futuro? – si chiede Gian Antonio Stella, noto giornalista ed opinionista del “Corriere della Sera” .- Una cecità insensata e collettiva che negli anni ha fatto disastri”.

Dall’alto si dice che quello che ci manca è una adeguata strategia e non sappiamo raccontare nel modo giusto il nostro prodotto, ma le classifiche Brand Index dimostrano che possiamo pure raccontare bene l’Italia, ma ciò non scioglierebbe i nodi fondamentali.“Venezia resta Venezia, Roma resta a Roma e Capri resta Capri, ma i turisti stranieri non sono baccalà: non tornano, se si sentono bidonati - aggiunge Stella – Qualcuno pensa che sia furbo continuare ad aggiungere cemento e cemento da Taormina a Cortina? Ecco la risposta: i turisti internazionali ci dicono che quella roba lì non gli interessa. L’Italia che vogliono vedere è un’altra”. Per finire in bellezza: il nostro sito web ufficiale. italia.it, è in cinque lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco), mentre quello britannico in dieci, compresi russo e cinese. Conclude Stella: “Non sarebbe il caso che nel Paese di Pompei, degli Uffizi, di Venezia, della Valle dei Templi e del Cenacolo leonardiano il turismo diventasse, finalmente, una grande questione nazionale”?

Firenze:

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